CAPITOLO V

Considerazioni conclusive: dalle teorie economiche alle politiche del lavoro

5.2 La tecnologia e la nuova era del capitale umano

Lo studio è diventato l'investimento per eccellenza sul capitale uomo. Esso costituisce la base stessa del progresso e del benessere sociale. Partiamo dal fatto che il lavoro per produrre ha bisogno del capitale e delle materie prime.
Il progresso tecnico modifica il modo di combinarsi del lavoro con gli altri fattori ed anche i tipi di lavoro richiesti.
Da questo, ossia dai modi di produzione¹ , dipende anche la disuguaglianza dei salari da un Paese all'altro.
Gestioni avanzate e tecnologie di punta permettono una più alta produttività con un conseguente aumento della domanda di lavoro qualificato e meglio remunerato. Pertanto, i Paesi in via di sviluppo, dotati di tecniche produttive elementari, hanno salari più bassi ed una richiesta minore di personale qualificato.
Perché un Paese abbia una tecnologia superiore che permetta un elevato punto di equilibrio tra domanda ed offerta di lavoro è necessaria l'esistenza di una buona amministrazione, quella di un mercato con regole semplici e trasparenti e quella di lavoratori, tanto più qualificati se istruiti. La formazione diventa così la chiave di volta dello sviluppo economico: chi non la possiede ne rimane pesantemente penalizzato.
Il Paese che investe in istruzione fornisce ai suoi cittadini le condizioni per accedere ad un mercato del lavoro qualificato ed, inoltre, accentua il divario dei salari fra chi ha le competenze necessarie e chi è rimasto indietro nella scala dell'istruzione e della formazione.
Il centro dell'organizzazione del lavoro è oggigiorno l'informazione, trasmessa ed elaborata dalle nuove tecnologie ICT.
Il rapporto uomo/macchina si è modificato poiché si è aggiunta la capacità dell'uomo di comunicare con l'operatore informatico.
Anche per questa ragione, una formazione continua, che non si fermi soltanto alla scuola dell'obbligo, acquista col passare del tempo una rilevanza sempre maggiore: essa deve via via creare una popolazione di lavoratori informati e qualificati.
In un mondo che si è globalizzato, la necessità di conoscenze e competenze è comune a tutti e crea il presupposto per la mobilità dei lavoratori. Essa non fa altro che attenuare i differenziali salariali tra le aree geografiche. L'obiettivo di diminuirli, a parità di mansioni, si può realizzare passando a modi di produzione più complessi. I bassi salari per impieghi non qualificati, restano tali se il lavoratore non incrementa le sue competenze e non riesce a porsi sul mercato del lavoro in una posizione migliore rispetto alla precedente. Tuttavia, il passaggio da una categoria all'altra deve essere facilitato dalle capacità del singolo e dalla formazione continua organizzata in parte a livello governativo ed in parte a livello privato.
Inoltre, l'investimento effettuato in passato in capitale umano orienta sia il lavoratore, sia il sistema economico, verso specifiche frontiere produttive. Bisogna, infatti, tenere sempre presente il costo di energie (tempo e costi) necessarie per specializzarsi in una nuova professione e/o per acquisire altre abilità.
La disuguaglianza salariale è principalmente frutto delle capacità dei singoli e delle istituzioni di provvedersi di conoscenza, formazione, capitale fisico e tecniche produttive.
In particolare, è la tecnologia la vera responsabile di questi divari, sia all'interno dei singoli Paesi, sia nelle relazioni tra i vari Stati.
Tuttavia, la storia insegna che risulterebbe errato ostacolare le importazioni dei prodotti dei Paesi in via di sviluppo, dove costano meno, per diminuire l'accentuarsi delle disuguaglianze. Infatti, i proventi di tali importazioni vengono destinati dai Paesi emergenti all'importazione di beni sofisticati, prodotti nei Paese sviluppati, a dimostrazione che il commercio internazionale è un gioco a somma positiva.
Con l'unione monetaria ed il mercato unico, l'Europa è diventata luogo di scambio di beni, di consumi e di lavoro. Nonostante gli elevati tassi di disoccupazione di alcuni Stati membri dell'U.E., l'avvento dell'euro incoraggia la mobilità del lavoro (come proponeva Pasinetti nel suo modello dinamico multisettoriale) e, grazie al riconoscimento reciproco di titoli di studio e di attestati professionali, allarga ulteriormente lo spazio geografico di mestieri e professioni. I cittadini europei possono cercare lavoro anche via Internet, paragonando salari in un'unica moneta. Non va tralasciato che nella prospettiva del mercato unico e dell'integrazione economica è indispensabile possedere capacità di comunicazione: la conoscenza delle lingue appare come elemento fondamentale per la collocazione nel mercato del lavoro. L'inglese risulta, di gran lunga, la lingua più richiesta, ben nel 90% delle domande di lavoro (Isfol, 2001).
Il commercio elettronico ed Internet modificano il mercato del lavoro e provocano un cambiamento incisivo anche nella sua organizzazione, aprendo nuovi canali di diffusione delle conoscenze e di interattività nell'ambito delle varie attività. Attraverso l'utilizzo della Rete e di tecnologie di workgroup è possibile produrre il telelavoro, il quale consente, oltre la riduzione dei costi di struttura, l'acquisizione di risorse e professionalità, oggi vera forza strategica per i Paesi industrializzati. L'azienda stessa si riorganizza con più flessibilità ed adattabilità, mentre vengono ridefinite le funzioni e le capacità dei lavoratori, tramite la formazione e l'aggiornamento.
Le PMI dovrebbero essere in grado di reperire a costi inferiori le professionalità che il loro sviluppo richiede e nello stesso tempo possono permettersi di mantenere i vantaggi che le piccole dimensioni offrono.
La differenza tra l'occupazione di oggi e quella di domani è data dalla spinta crescente che l'introduzione della tecnologia dà all'incremento della produttività e della qualità ed all'abbassamento dei tempi e dei costi (e, di conseguenza, dei prezzi dei beni finali, per poter rimanere competitivi).
Il progresso tecnico offre beni e servizi migliori, ma per non tagliare le imprese fuori del mercato, le obbliga a produrre sempre meglio dei propri concorrenti. Tuttavia, questo non basta: oltre ad incrementare la qualità, ridurre tempi e costi, è necessario migliorare di continuo anche l'organizzazione del lavoro, rendendola capace di generare beni e servizi prima degli altri: da qui nasce anche la necessità della ricerca per lo sviluppo. Il problema che ogni azienda si pone è di attrarre traffico e visibilità (col passaparola, direct marketing, tele marketing, diffusione tramite marchi conosciuti). A tal fine, l'obiettivo delle imprese deve essere soltanto quello di mantenere la reputazione di offrire i migliori affari: nella new economy, infatti, il valore economico delle aziende dipende dalla solidità del rapporto di fiducia che esse sono riuscite a creare coi propri clienti.
Dato che la tecnologia è il futuro, in avvenire lo spirito di innovazione si estenderà alle economie di tutto il mondo: l'ICT, amplificando le idee creative in un particolare campo o mercato, ne accrescerà il valore e le farà diffondere in tempo reale.
Ormai sappiamo che gli sforzi iniziali imposti dall'informatizzazione dei processi gestionali, col cambiamento delle tecniche produttive da convenzionali ad informatiche, sono decisamente alti (come già visto nella tabella 3.15).
Tuttavia, la tecnologia apporta all'impresa valore aggiunto ed ha importanti valenze strategiche per l'esistenza aziendale.
Ciò significa che il progresso tecnico offre la possibilità di notevoli margini di guadagno e di ragguardevoli vantaggi per l'impresa; esso, inoltre, a determinate condizioni (prima tra tutte, la riqualificazione continua del personale), potrebbe preservare l'occupazione, impedendo che con la chiusura degli impianti obsoleti, tanti occupati si trovino senza un lavoro.
L'ICT trasforma non solo le attività dell'azienda, ma l'impresa stessa, consentendo l'informatizzazione dei documenti e l'automazione dei processi. E' così che gli investimenti nelle nuove tecnologie aiutano ad acquisire ulteriore capitale umano e mutano il lavoro da manuale ad automatico. Inoltre, essendo il controllo di tali attività automatiche di tipo concettuale, è necessario un cambiamento delle qualifiche richieste con nuova formazione o corsi di aggiornamento da parte degli impiegati dell'azienda: tra l'altro, questo contribuisce al miglioramento intellettuale degli occupati. E' necessario che il personale si specializzi continuamente nella progettazione, programmazione e manutenzione dei nuovi strumenti informatici.
Infine, consentendo una maggiore creatività e possibilità di spaziare oltre la mera occupazione manuale, si è verificato che le nuove tecnologie permettono una maggiore soddisfazione individuale dei lavoratori.
Innovando, come si è potuto costatare anche nello studio di caso da noi proposto, si è creato spazio per ulteriore valore aggiunto e l'occupazione è via via aumentata; allo stesso modo, abbiamo riscontrato che nelle imprese-clienti i posti di lavoro non sono diminuiti, ma la loro qualità è migliorata.
Tale avvenimento si è realizzato poiché le nuove tecnologie hanno consentito un aumento, di fatto, del reddito. In genere, l'azienda che assume nuovi lavoratori è di piccole o medie dimensioni ed appartiene al settore meccanico o a quello dei servizi alle imprese². Possiede alti livelli di redditività ed un'elevata propensione all'innovazione ed all'esportazione. Inoltre, essa ha una certa intensità dell'utilizzo del lavoro (misurato dalle ore effettivamente svolte per dipendente) e le sue assunzioni risultano legate alla migliore destinazione della manodopera presente.
Quello della propensione all'innovazione è un elemento determinante, poiché collega il mercato del lavoro al modo di produrre ed alla domanda di un tipo di occupazione sempre più qualificata.
E' da rilevare che nel nostro Paese le imprese presentano una capacità di innovare non collegata a laboratori di ricerca formale: esse, infatti, introducono nuovi prodotti o modificano quelli esistenti sulla base di esperienze ed apprendimento di vario genere con lo sguardo continuamente rivolto alla domanda ed all'evoluzione del mercato.
In conclusione, alla luce di quanto finora esplicato, possiamo sostenere che la tecnologia dà all'impresa la possibilità di progredire, ma allo stesso tempo la impegna a farlo, altrimenti si troverebbe tagliata fuori dal mercato.

 


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