CAPITOLO I

Progresso tecnico ed occupazione: sintesi dei contributi teorici

1.2.1 I vari meccanismi della compensazione

Dal suo primo esordio, la teoria ha rilevato l'esistenza di forze economiche che possono spontaneamente compensare l'iniziale diminuzione dell'occupazione, dovuta al progresso tecnico. Sono stati identificati sei tipi di meccanismi di compensazione (Vivarelli - Pianta, 2000), di cui ne abbiamo già analizzati due. Il primo meccanismo di compensazione visto è quello che viene realizzato "via diminuzione dei prezzi": è la posizione generale propria della teoria neoclassica. Si sostiene che, da una parte, le innovazioni spiazzino i lavoratori e che, dall'altra, esse portino la diminuzione dei costi unitari e dei prezzi ed, in seguito, l'aumento della domanda, della produzione e dell'occupazione. Il secondo meccanismo di compensazione è quello proposto da Wicksell "via diminuzione dei salari": l'effetto negativo diretto delle tecnologie risparmiatrici di lavoro sull'occupazione, può essere compensato positivamente da una diminuzione dei salari, che induca l'adozione di tecniche di produzione intensive di lavoro. Un terzo meccanismo di compensazione è quello conosciuto col nome "via nuove macchine": le stesse innovazioni che spiazzano i lavoratori nelle industrie che le introducono, creano nuova occupazione nei settori primari, in cui tali macchinari vengono prodotti. Il quarto meccanismo che permette la compensazione è a noi noto come "via reinvestimento dei profitti" o "via nuovi investimenti": se la riduzione dei costi dovuta al progresso tecnico non è completamente trasferita sui prezzi, le imprese innovatrici accumulano extraprofitti, che se reinvestiti portano all'aumento della produzione e generano nuovi posti di lavoro. Il quinto modo per compensare l'occupazione persa col progresso è detto "via incremento dei redditi¹ " : l'aumento della produttività, legato all'introduzione delle nuove tecnologie, è trasferito su salari più alti, stimola il consumo, la produzione e l'occupazione, tanto da poter anche compensare le iniziali perdite di lavoro. Il sesto ed ultimo meccanismo di compensazione a noi manifesto è quello "via nuovi prodotti": il cambiamento tecnologico non equivale sempre a innovazioni di processo, può anche assumere la forma della creazione e commercializzazione di nuovi prodotti, caso in cui si sviluppano nuovi settori economici e nuovi posti di lavoro. Naturalmente, tutti questi meccanismi possono funzionare in tutto o in parte, secondo le diverse circostanze. In questa ottica, non ha più senso né il filone pessimista, basato sulla paura che le attuali forme di compensazione abbiano indebolito la correlazione positiva tra crescita e occupazione, né il filone ottimista, secondo il quale esiste realmente nel lungo periodo una compensazione dei posti di lavoro, che sono stati persi a causa del progresso tecnico nel breve. Infatti, gli effetti durevoli del cambiamento tecnologico non possono essere dedotti né dall'iniziale licenziamento dei lavoratori dovuto all'innovazione labour-saving della tradizione pessimista, né dalle acute osservazioni basate sull'evidenza aggregata o microeconomica di quella ottimista.
In conclusione, un atteggiamento aperto è un punto di partenza essenziale per lo studio della relazione tra cambiamento tecnologico ed occupazione.

1.2.2 Produttività marginali e tecniche di produzione

Hicks scrive che un imprenditore che debba scegliere tra due tecniche produttive sceglierà quella meno costosa e, in seguito, aggiunge anche "la legge della produttività marginale ci dice che, ipotizzando dati tutti i prezzi dei fattori di produzione, la loro combinazione di "minimo costo" sarà data dalla condizione che i prodotti marginali dei fattori siano proporzionali ai loro prezzi" (Hicks, 1936).

Tabella 1.1 - Il meccanismo di scelta della tecnica produttiva secondo i neoclassici.


La tabella 1.1 descrive il meccanismo di scelta di una tecnica produttiva sostenuto dai neoclassici.
L'imprenditore valuterà il rapporto tra produttività marginale e prezzo del lavoro comparativamente a quello del capitale.
Pertanto, si passerà dalla tecnica a alla tecnica b, quando si ha una situazione in cui:

In conclusione, si dovrebbe abbandonare la tecnica a, quando un aumento del salario (w), a parità di produttività marginale del lavoro (Pmg N) oppure una diminuzione di questa produttività, a parità di salario, induca l'imprenditore a modificare la tecnica produttiva verso un relativo maggior uso di capitale (tecnica b).
Secondo Marshall, questi movimenti si potranno verificare soltanto nel lungo periodo, in relazione ad un'eventuale variazione dello stock di capitale disponibile (Marshall, 1920).
In ogni caso, può essere proprio un mutamento delle tecniche a ripercuotersi su produttività dei fattori, prezzi relativi e quantità richieste. In proposito, Wicksell precisa che il macchinario può alterare le produttività marginali dei fattori e, quindi, le loro quote di divisione del prodotto (Wicksell, 1950).

 


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